Colonna sonora della tappa:

In questo itinerario pellegrinaggio abbiamo spesso accostato Santa Rosalia a San Francesco, figli quasi dello stesso tempo e con un comune sentire. Un ulteriore tratto che li accomuna è la grande devozione popolare che li accompagna, soprattutto tra i più disagiati e socialmente, a diverso titolo, emarginati Non vi è dubbio che la loro scelta di convinta rinuncia alla ricchezza dei beni terreni li faccia più prossimi, più avvertiti come compagni di vita e sostegno per intercedere presso il Signore, esser voce di chi sente anche la difficoltà a relazionarsi direttamente con Lui.

In Città la venerazione e devozione a Santa Rosalia è più diffusa e sentita nei quartieri del Capo, Albergheria e Kalsa, ne sono testimonianza le tante edicole votive sparse per il territorio, non c'è via, baglio o piazza che non ne abbia una, piccola o grande che sia. Fino ancora agli anni 60 del secolo scorso intorno all'immagine della Santa custodita "'na cappidduzza", addobbata con parature, fiori e luminarie si celebrava un vero e proprio piccolo festino a dimensione della piccola comunità di riferimento. E se la Santa aveva fatto la grazia di un miracolo la si ringraziava con l'offerta di un ex voto e la celebrazione di un "Triunfu" cantato dalli Orbi. Oggi la tradizione del Festino nel Festino resiste solo nel quartiere Capo nella contrada della panneria.

La proposta di pellegrinaggio "sui passi di Rosalia" del 397° festino si limita al solo quartiere Capo, che tra i quattro mandamenti del Centro Storico di Palermo è certamente quello dove la devozione è più sentita e coltivata.

Il Capo, cenni storici

Gli Arabi conquistata Palermo nell’830 svilupparono fuori le mura punico-romane, oltre la depressione del fiume Papireto, un vasto quartiere detto dapprima “degli Schiavoni” “al-Harat-as-Saqalibah”, dal nome delle truppe mercenarie dalmate a loro servizio, che lo abitarono,  quindi Serlacadio, dal nome della strada sari-al-qadì che congiungeva l'entroterra della città al porto della Cala in prossimità della quale edificarono la cittadella fortificata "al-Halisah" (la Kalsa).
Il periodo normanno è stato caratterizzato dalla costruzione di numerose chiese nella zona del quartiere ricca di lussureggianti giardini: Santa Cristina la Vetere, S. Giovanni alla Guilla con l’annesso ospedale dei Pellegrini, S. Agata alla Guilla e S. Ippolito. Nella zona malsana, lungo la depressione del fiume Papireto le cui acque ristagnati per lunghi tratti dell'anno davano vita a maleodoranti acquitrini, vi si rifugiarono in massa gli arabi dopo la congiura dei nobili contro Guglielmo il Malo, in modeste case dette: “casaline”.
Nei secoli successivi la parte alta del quartiere, per essere distinta dalle altre, venne chiamata Caput Seralcadi, come può leggersi in un contratto di enfiteusi del 21 gennaio 1366, da qui il nome di "Capo" dato a tutto il quartiere.
La canalizzazione del fiume Papireto alla fine del XVI secolo e la conseguente bonifica dei terreni consentirono l'urbanizzazione di tutto il quartiere  che che nel corso dei secoli assunse un ruolo nevralgico nella economia della città per la presenza di tante aziende artigiane di trattamento soprattutto di legno, metalli e conce e per lo sviluppo di quello che potrebbe definirsi oggi un "centro commerciale all'aperto", dove era possibile trovare di tutto. L'unico mercato che oggi resiste è quello popolare alimentare noto in tutto il mondo come "il Capo".

Il nostro itinerario nel quartiere Capo prevede l'incontro con la

Confraternita di Santa Rosalia ai Quattro Santi coronati, del porto e del riporto.

La Confraternita che alle origini,  inizi del XVII secolo, era una unione della maestranza dei muratori e manovali, è stata fondata sotto il titolo della SS. Annunziata; nel 1674, cambiò il nome in quello di S. Rosalia ed ottenne dal Senato Palermitano il privilegio del porto e riporto dell’urna di S. Rosalia il 15 di luglio ed un compenso di 8 tarì ad ognuno dei 32 confrati impegnati. Visitando la chiesa confraternale nei giorni del festino, essendo a stretto contatto con i confrati, si può cogliere nella sua più genuina espressione la devozione e l'attaccamento di uomini e donne, di tutte le età, alla Santa Patrona, che si manifesta nelle grida di invocazione che Le vengono indirizzati a squarcia gola:

E comu Virginedda palermitana priamu a Tia!
Viva Santa Rusulia
E i malati di Tia Vonnu a Grazia i Tia
Viva Santa Rusulia
Guerra, timpesta e tirrimotu, , priamu a TiaViva Santa Rusulia
E un stancamu mai, priamu a Tia
Viva Santa Rusulia
E comu palermitani priamu a TiaViva Santa Rusulia
E i palermitani vonnu a grazia i Tia
Viva Santa Rusulia
Notti e ghiornu faria sta via
Viva Santa Rusulia
Ca nni scanza a morti ria
Viva Santa Rusulia
Ca nn’assisti a l’agunia!
Viva Santa Rusulia
Virginedda gluriusa e pia
Viva Santa Rusulia
Ogni passu ed ogni via!
Viva la nostra Santa Prutittrici Rusulia!
E chi semu muti? .... Viva!
Viva Santa Rusulia

Sull'altare centrale della chiesa dei Ss 4 Coronati, dedicati a S. Rosalia è posta  una sua pregevole statua lignea  che i Confrati portano in processione per le vie del quartiere la domenica successiva al 4 settembre, die natalis di S. Rosalia.

Chiesa della Concezione

Si trova nelle immediate vicinanze della Chiesa dei Ss. quattro Coronati, lungo la via Porta Carini, tra banchi di frutta e verdura. E' uno dei più alti esempi del Barocco fiorito palermitano; l'interno ad unica navata è interamente decorato con l'impiego della tecnica dei marmi mischi, framischi e rabischi in un intreccio e susseguirsi di elementi figurativi di significato religioso e teologico. Tutta la chiesa, con diverse delle sue opere d'arte e le sue deocrazioni, celebra Maria, il suo ruolo nel piano di salvezza e canta la gloria dell'ordine Benedettino al cui monastero apparteneva. In questo contesto uno spazio significativo è riservato a S. Rosalia, dedicandole un prezioso e ricco altare. La Santa è rappresentata nella statua, attribuita a Carlo D'Aprile , posta sopra l'altare all'interno di una nicchia tra due leggiadre colonne tortili. Nello scenografico paliotto dell'altare, in marmi mischi policromi, la Santa è raffigurata all'interno della grotta sull'erta.

La prima  edicola votiva dedicata a S. Rosalia

Lo stretto legame tra S. Rosalia e il quartiere Capo è dovuto anche alla storia del saponaro Vincenzo Bonelli, che aveva abitazione nel quartiere nella contrada della panneria, nelle immediate vicinanze del palazzo del vecchio Monte di Pietà.  Il 13 febbraio del 1625 Vincenzo Bonelli, perdute moglie e figliola quindicenne per peste sale sul Monte Pellegrino portando con se il fucile da caccia. Preso dallo sconforto decide di togliersi la vita. A distoglierlo da tale proposito è Santa Rosalia apparsagli in visione. Ella lo conduce fino alla grotta e gli mostra il luogo dove ha vissuto ed è morta. Gli raccomanda di recarsi dall'Arcivescovo per assicurargli che i resti mortali trovati all'interno della grotta su indicazione della veggente Girolama La Gattuta sono le sue e che queste debbono essere portate in processione per le vie della Città perché la peste cessi. A conferma della sua visione e promessa di esaudire il suo desiderio di ricongiungersi con le sue amate, Santa Rosalia predice al saponaro che dopo tre giorni morirà. Il nostro Vincenzo fatto ritorno in Città, in punto di morte, confida la sua visione ad un confessore che riporta tutto all'Arcivescovo Giannettino Doria. Questi colpito dal racconto e dall'avverarsi della predizione dalla morte del saponaro nomina una nuova commissione e nuovi esperti che sanciscono che i resti mortali trovati il 15 luglio del 1624 sono riferibili a S. Rosalia. Nel giugno del 1625 si tenne finalmente la processione miracolosa che salvò Palermo dalla peste.

I capioti ed in special modo gli abitanti del Piano del Monte ritengono di aver avuto, con Vincenzo Bonelli, un ruolo significativo nella storia di Rosalia e nella salvezza di Palermo dalla peste.

La prima  edicola votiva dedicata a S. Rosalia, topos significativo della devozione popolare a S. Rosalia, porta incisa la data del 1624 della sua realizzazione, quindi ben precedente all'episodio di Vincenzo Bonelli. Essa testimonia di quanto affidamento il popolo facesse su Santa Rosalia, appena ritrovato il suo corpo, per essere salvato dalla peste. L'edicola è costituita da una lastra d'ardesia dipinta a tempera, in cui la Santa è raffigurata riversa per terra, all'interno della spelonca dove due angeli cherubini la infondono verso il cielo. Contenuta da una cornice d'argento cesellato a sbalzo, gli angeli e il profilo della santa sono dotati di vestito d'argento inciso a rilievo, il capo è cinto da una corona regale in argento dorato filigranato, in mano reca un crocifisso anch'esso d'argento. (da palermoweb.com). L'edicola nella seconda metà del XX secolo è stata spostata dalla originaria collocazione nel prospetto del Palazzo del Monte di Pietà a quello dell'edificio d'angolo tra le Vie Judica e del Monte.

L' altra edicola votiva del 1625 (?) collocata sul muro esterno della casa di Vicenzo Bonelli a memoria della sua storia e che si è salvata miracolosamente dalla distruzione dei bombardamenti bellici del 1943 è stata custodita, fino a che l'usanza non si è interrotta, a turno dagli abitanti della contrada. Sarebbe bello che l'edicola tornasse ad essere riferimento devozionale di tutti i palermitani.

Al Monte di Pietà si festeggia una festa nella festa, il cosiddetto festinello. La Cappella viene addobbata con ricche parature. Ai suoi pedi dentro una teca in cristallo è posta una riproduzione esatta della statua della Santa all'interno della grotta su Monte Pellegrino. La piazza è illuminata a giorno dalle luminarie. Il programma dei festeggiamenti include preghiere, la celebrazione Eucaristica, eventi artistici che richiamano alla storia di Rosalia e del Cacciatore - saponaro Vincenzo Bonelli e quando il Comitato che, con le offerte dei fedeli devoti sostiene tutte le spese, riesce a raccogliere abbastanza si riproduce la grotta e l'episodio della visione di Vincenzo Bonelli.

Il punto più alto della festa è dato dal passaggio la sera del 15 luglio,  dell'urna con le reliquie di S. Rosalia, nel suo ritorno vero la Cattedrale, davanti la casa di Vincenzo Bonelli e la edicola votiva.

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