La mostra, curata dall'Architetto Giuseppe Scuderi, racconta la storia della vita di Santa Rosalia attraverso le immagini tratte dall’opera "DI S. ROSALIA VERGINE PALERMITANA libri tre composti dal r.p. Giordano Cascini della Compagnia di Giesù. Nelli quali si spiegano l’inuentione delle sacre reliquie, la vita solitaria, e gli honori di lei. Con aggiunta di trè digressioni historiche, del Monte Pellegrino, oue visse e morì: di suo parentado, c’hebbe discendenza dall’imperadore Carlo Magno: e d’alcuni componimenti in sua lode. Dedicati all’illustrissimo Senato di Palermo".
La prima edizione dell'opera, in tutto sedici pagine, si trova  insieme al corpo di S. Rosalia, all'interno della preziosa argentea urna a reliquiario del 1631 custodita nella Cattedrale di Palermo, nella Cappella senatoria dedicata alla Santa.
L'edizione, da cui sono tratte le immagini esposte nella mostra, è stata stampata, postuma, a Palermo, nel 1651" a cura di Pietro Salerno, Rettore del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù."
L'ordine di esposizione delle immagini segue la impaginazione nell'opera del Cascini tranne quelle relative agli eremi scelti da Rosalia per la sua vita contemplativa.

Si ringrazia la Biblioteca centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”
per aver concesso la riproduzione delle immagini.

Le note che accompagnano le immagini hanno il solo scopo di raccontare la vita di Santa Rosalia e soprattutto la sua scelta di dedicarsi completamente al Signore. Le foto di opere d'arte che ad esse si richiamano sono una esemplificazione di quanto le stesse abbiano ispirato la rappresentazione di S. Rosalia da parte degli artisti nei secoli successivi a cominciare dai decoratori dell'urna a reliquiario in cui sono custoditi, in Cattedrale, i resti mortali della Patrona di Palermo.

Colonna sonora della tappa:

Il Cantico dei cantici, canto dell’amore tutto umano, si offre a noi come un’immagine vera ed eloquente dell’amore di Dio che si dischiude all’amore degli uomini, che desidera il nostro amore. Il testo biblico, mettendoci dinnanzi e cantando l’amore umano, rivela che l’amore di Dio per noi è reale. Ma questo amore, pur essendo assolutamente vero e concreto, è anche sorprendentemente “diverso”. Si coinvolge. Conosce la vampa della “passione” (cfr Ct 8, 6), ma è disposto anche a “patire”. (Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo)

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Frontespizio dell'opera di Giordano Cascini

Al centro tra due colonne è posta su un alto piedistallo Santa Rosalia in abiti basiliani incoronata di rose. Con la mano destra tiene la Croce "patriarcale". Nella mano destra trattiene il libro del Vangelo e la corona del rosario.

A suoi lati entro tondi sono rappresentati a sinistra dall'alto in basso I Santi Palermitani: Agatone Papa, 34 martiri, S. Mamiliano Arcivescovo, S. Golbodeo martire, San Filippo diacono, S. Agata (patrona di Palermo ma di origine catanese), S. NInfa vergine e martire. Nella colonna di destra sempre dall'alto in basso sono raffigurati i Santi palermitani: Sergio papa, Proculo ed Eustozio martiri, Filarete monaco basiliano, Filareto, Giovanni Teresti, Cristina vergine e martire (patrona di Palermo ma originaria di Bolsena), Oliva vergine e martire.

Giordano Cascini (1565-1635), fine teologo ed elemento di spicco della Compagnia di Ges, dove ricoprì importanti incarichi di responsabilità, ha legato indissolubilmente il suo nome a quello di Santa Rosalia a cui dedicò gli ultimi undici anni della sua vita, da quando il Cardinale Doria, deluso dai lavori di una precedente commissione, lo chiamò, insieme ai gesuiti  G. Tagliavia, G. D’Agostino e M. Dominici, a far parte della Commissione, che dopo ricerche e studi, i cui risultati furono convalidati dai pareri scientifici di altre commissioni, decretò che lo scheletro ritrovato nella grotta del Monte Pellegrino il 15 luglio del 1624 era quello di Santa Rosalia.

L'opera del Cascini si inserisce nello spirto post tridentino che animò la Chiesa Cattolica nell'impegno a finalizzare ed incanalare "la pietà popolare del Mezzogiorno d'Italia, fortemente influenzata da elementi estranei al cristianesimo, entro i canoni dell'ortodossia cattolica. Da una parte favorì, infatti, la diffusione del culto dei santi, come protettori dei devoti ed intermediari presso Dio, dall'altra intraprese una capillare azione missionaria volta a recuperare e ad educare il popolo alle pratiche di fede".

Giordano Cascini, abbandonati alcuni elementi leggendari che accompagnavano "la vulgata" (storia tramandata a voce) di S. Rosalia, nella sua opera celebra e indica ad esempio dei fedeli la scelta di vita della giovane Rosalia, che, per dedicarsi totalmente al Signore ed alla sua contemplazione, coraggiosamente "abbandona" gli agi di corte e si ritira, eremita, in un antro tra i monti del possedimento paterno della Quisquina. Da qui, dopo tempo, Rosalia fa ritorno a Palermo stabilendosi da eremita nella grotta alla sommità dell'erta, Monte Pellegrino, da sempre montagna ritenuta sacra dei palermitani. Qui tra esercizi di penitenza, preghiere e visioni estatiche Rosalia conclude i suoi giorni terreni in odore di santità. A conclusione dell'opera il Cascini celebra la gloria di S. Rosalia accolta nei cieli al cospetto della SS. Trinità e Maria tra le Sante Patrone di Palermo.

L'opera del Cascini insieme al fervore dei Padri Gesuiti ha avuto un ruolo primario nella diffusione del culto di Santa Rosalia in tutto il mondo e nell'influenzarne la iconografia.

 

 

Approfondimenti:

Si ringrazia il Prof. Francesco Brugnò per la traduzione delle didascalie che accompagnano le immagini

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Albero genealogico di S. Rosalia discendente da Carlo Magno

Il libro che illustra la discendenza di Rosalia dall’imperatore Carlo Magno si deve all'opera di integrazione di Pietro Salerno, che riprese gli scritti di Giordano Cascini e li "rivide pesantemente" prima della loro pubblicazione. Gli studiosi ritengono la notizia non veritiera. Certamente Rosalia nasce da famiglia nobile della stirpe normanna giunta in Sicilia al seguito del Conte Ruggero, la famiglia Sinibaldi, signori della Quisquina.

Il Gesuita Ottavio Gaetani, uno dei maggiori studiosi di S. Rosalia, acclara la tradizione che vuole Rosalia, antico nome celtico, "ancilla" della regina Margherita di Navarra sposa di Guglielmo I, detto il Malo, ed alla sua morte reggente del regno fino a che il figlio Gugliemo II, detto il Buono, assunse l'eredità paterna. Da dama di corte, non certo cameriera per il suo nobile rango, Rosalia assistette a tutti gli eventi del regno tristi e lieti e partecipato con la molto pia Margherita alle sacre liturgie nelle diverse chiese costruite dai normanni.

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Immagine di S. Rosalia, Vergine palermitana

Tratta dalla tavola, tra le più antiche fra tutte, del Monastero del Martorana (in abiti da monaca basiliana n.d.r)

La riconquista da parte dei Normanni della Sicilia con la campagna (1061 - 1091), che può considerarsi come una crociata per scacciare gli infedeli arabi che nell'827 l'avevano sottratta alla dominazione bizantina, ridiede libertà di culto e di espressione ai cristiani che nell'isola erano fin qui di rito orientale. Con  l'autorità concessa  loro dall' "Apostolica Legatia" con cui Papa Urbano II li delegava a governare nell'isola gli affari ecclesiastici,  sostennero i monaci  giunti in Sicilia a loro seguito ad aprire dei conventi e consentirono la riapertura degli antichi conventi basiliani ponendoli sotto la giurisdizione di Vescovi latini. E' quindi probabile che la molto religiosa Rosalia sia stata fortemente attratta, come tanti giovani del tempo, dal carisma del monachesimo basiliano.

Il Cascini riprende e da credito ad  una "vulgata" che vuole Rosalia aver fatto una esperienza di monaca basiliana nel convento del Monastero del SS. Salvatore, convinto in questo dal ritrovamento fatto da un fabbro muratore  di una "bissoletta" contenente una reliquia della Santa Croce ed una scritta che ancor oggi è riportata tradotta in latino e greco in una lapide nella chiesa del SS. Salvatore in Via Vittorio Emanuele : "Ego Soror Rosalia Sinibaldi pono hoc lignum Domini mei in hoc Monasterio quod semper secuta sum". Ritrovamento e scrittura che gli storici ritengono non veritiera.

Il Padre Gesuita Ottaviano Gaetani ritiene che Rosalia abbia si fatto una breve esperienza di vita monastica basiliana ma nel convento di Santa Maria la Dorata nei pressi della Chiesa della Martorana.

Approfondimento:

 

1631, statuetta in argento che conclude la decorazione dell'urna a reliquiario in cui sono custoditi i resti di Santa Rosalia, realizzata su disegno dell'Architetto del Senato, Mariano Smeriglio,  dai maestri argentieri Giuseppe Oliveri, Francesco Rivelo, Giancola Viviano e Matteo Lo Castro con la collaborazione di Michele Farruggia e Francesco Roccuzzo. - Cattedrale di Palermo

1703 - Rosalia monaca Basiliana di ignoto - Palermo, Chiesa di Casa Professa

1703 - Rosalia monaca Basiliana di Giacinto Calandrucci

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Presa la decisione di una vita di privazioni Rosalia si affida alla Madonna ed al Bambini Gesù, da loro è avviata all’eremo accompagnata dagli angeli.

Da una antica tavola della più antica delle chiese di S. Rosalia all’Olivella

La scelta di Rosalia di dedicare la propria vita alla preghiera contemplativa da eremita sicuramente è legata allo spirito del tempo caratterizzato da un forte fioritura dell'eremitismo, anche a Palermo, ad opera dei monaci basiliani che durante la dominazione araba per professare la propria fede scelsero la vita da eremiti e dei monaci venuti al seguito dei normanni dal nord dove l'eremitaggio era una pratica molto diffusa come in Inghilterra, Francia, Paesi Bassi ed Italia settentrionale. Molti di loro, padri spirituali, infiammarono menti e cuori di tanti giovani tra cui anche donne come Rosalia.

Secondo la tradizione tramandata di bocca in bocca Rosalia si decise a dare seguito alla sua vocazione più volte manifestata quando dovette opporsi alla volontà paterna, ma anche quella del Re Ruggero che l'aveva promessa in sposa al cavaliere normanno Boldovino che lo aveva salvato dalle fauci di un leone durante una battuta di caccia.

Il Gesuita Gaetani afferma che Rosalia abbandonò le sue titubanze  per dedicarsi completamente e totalmente alla preghiera ed alla contemplazione quando è stata colpita dall'odio che aveva spinto ai sanguinosi moti insurrezionali che nel 1161che si erano spinti fino all'assalto ed al saccheggio della regia e alla uccisione  del piccolo Ruggero successore al trono. Prima, come sopra già detto, facendo una breve esperienza da monaca basiliana quindi recandosi da eremita nelle montagne della Quisquina.

1631, particolare della formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, nella Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

1506, S. Rosalia di Riccardo Quartararo - Palermo, Galleria Regionale di Palazzo Abatellis

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Il sito e pianta della grotta sui monti della Quisquina o delle Rose

Rosalia, abbandonata Palermo, si reca nei monti della Quisquina, o monti delle Rose, di proprietà paterna per dedicarsi interamente al Signore

Il santuario di Santa Rosalia alla Quisquina

I Monti della Quisquina visti dal santuario di S. Rosalia

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Rosalia, per sfuggire alle tentazioni del diavolo, si rifugia tra nella grotta nei monti, possedimenti paterni, della Quisquina.

Rosalia nei monti della Quisquina trova dimora all'interno di una angusta grotta, qui resiste alle tentazioni del diavolo che probabilmente le ricorda gli agi di corte, e sostenuta dagli angeli vive nella preghiera come testimoniano il Crocifisso ed il libro del Vangelo ai suoi piedi. Nella roccia della grotta Rosalia, a memoria della sua presenza e della sua scelta di vita, incide una scritta in latino che tradotta così recita: «Io Rosalia figlia di Sinibaldi, signore della Quisquina e delle Rose, per amore del mio Signore Gesù Cristo decisi di abitare in questa spelonca».

"Nella vita della nostra Santuzza gli schemi culturali, sociali, familiari, saltano. Ella si determina per la vita eremitica giacché custodisce un cuore ardente e, soprattutto, che attende. Arde di amore, aspetta la venuta dell’Amato. Poiché – come ha pregato il salmista – l’amore del Signore «vale più della vita» (Sal 62, 4)". (Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo)

La grotta della Quisquina in cui si ritirò eremita Rosalia

La roccia con la scritta autografa incisa da Rosalia

1631, Formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, in Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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Rosalia è chiamata (dagli angeli a recarsi) dalla grotta della Quisquina a quella dell’Erta (sul Monte Pellegrino.

Da una scultura nella città di Bivona

Rosalia abbandona la grotta della Quisquina per volontà celeste. E' un angelo a trarla dalla angusta grotta dei Monti delle Rose ed è un Angelo che le indica la nuova sua dimora ed un nuovo cammino non solo per Lei ma per la città di Palermo che si apre ad un'alba radiosa.

1631, Formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, nella Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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Ritorna a Palermo guidata dagli angeli per appartarsi nella solitudine del monte Erta e li' stabilisce nella grotta il suo domicilio.

Per la tradizione popolare, raccolta dal Cascini, gli angeli hanno accompagnato Rosalia in ogni suo passo, confortandola e sostenendola nei momenti difficoltà ed in tutte le sue decisioni come questa del trasferimento sul Monte Pellegrino.

Ci piace a tal proposito ricordare un passo del discorso di Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, in occasione del Festino del 2018. Rivolgendosi ai giovani egli dice: "ad aiutarvi è chiunque vi ricordi la bellezza di essere giovani, chiunque abbia rispetto e fiducia in voi, chiunque sia disposto a fare un passo indietro per cedervi strada, chiunque rinnovi in voi la forza dello stare assieme, la speranza di trovare vie nuove, la gioia di vivere passioni non tristi ma vibranti perché fatte di partecipazione e di dono. A darvi una mano sono coloro che vi dicono che un mondo diverso è possibile e che la forbice tra chi ha e chi non ha può essere annullata da un pensiero di autentica condivisione".

1624, Santa Rosalia Pellegrina, di (attribuita) Vincenzo La Barbera. Chiesa dell'Annunziata a Caccamo

1631, particolare della formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, nella Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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Grotta di Santa Rosalia nel Monte Pellegrino
ornata dopo l'invenzione del suo corpo e sua Pianta

Nel ritorno di Rosalia a Palermo come non possiamo nutrire la speranza che tanti giovani non la abbandonino o vi facciano ritorno accogliendo l'invito rivoltoci dal nostro Arcivescovo, Don Corrado Lorefice, in occasione del discorso alla città per il Festino del 2018: "Care Palermitane, Cari Palermitani, alziamoci in piedi! Non restiamo curvi, perché la nostra terra avrà un futuro se avremo la pazienza, il coraggio, la forza di costruirlo assieme. Questo deve significare ‘Palermo capitale della cultura’. Dobbiamo essere il baluardo della cultura, della nostra grande tradizione, contro l’anti-cultura della mafia che scommette sul fatto che la Sicilia, come temeva e gridava Leonardo Sciascia, sia “irredimibile”. Ma guardando il volto di don Pino (e dei tanti suoi fratelli ideali) facendoci carico della paura e del bisogno, mettendoci assieme, creando nuovi spazi di cura della polis, oltrepassando le secche dell’individualismo e della sfiducia, possiamo arrivare in porto. Coraggio!

Il Santuario dedicato a S. Rosalia costruito sulla grotta del Monte Pellegrino

La grotta sul Monte Pellegrino risistemata dopo il ritrovo delle corpo di S. Rosalia

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Vita ascetica di Santa Rosalia tra digiuni e preghiere

Da una scultura di Bivona

Questa stampa racconta quella che è stata la vita di Rosalia nella sua nuova dimora sul Monte Pellegrino. Immersa in una natura rigogliosa e benigna Ella era dedita alla preghiera, alla penitenza come testimoniano gli oggetti a terra usati per la mortificazione corporale ed a contemplare il Crocifisso.

"Rosalia nella scelta verginale ed eremitica resta se stessa, custodisce il cuore umano fatto per conoscere l’amore vero e non i suoi surrogati ingannevoli e le sue mercificazioni alienanti e devastanti; [il cuore umano] fatto, non ultimo, per conoscere ed spargere lo stesso amore redentivo di Dio". (dalla  Omelia in occasione del Pontificale per la solennità di Santa Rosalia di Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo)

Un amore disinteressato e totale e che in quelle braccia stese del Crocifisso contiene tutta l'umanità, e da gioia, pienezza di vita e libertà, non c'è un amore più grande che salvare la vita per i propri amici (Giov. 15,13).

1631, particolare della formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, nella Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

XVII sec. S. Rosalia di anonimo fiammingo - Palermo, Palazzo dei Normanni

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Gli Angeli offrono alla Vergine Rosalia in dono dei fiori

Dal fercolo molto antico di Bivona e da diverse pitture e sculture.

Rosalia ha scelto un’esistenza povera, umile, quotidiana, fatta di solitudine e di ricerca di Dio, lontano dalla ricerca di protagonismo a cui l'animo umano si affanna, lo ha fatto per amore, per l’amore verso il suo Signore. Il semplice dono dei fiori a Rosalia da parte degli angeli ci da il senso ed il valore profondo della sua scelta.

"(Rosalia) Tu ci insegni così che la tua santità, la santità dei santi, è diversa dal protagonismo degli eroi. Nelle storie antiche, l’eroe era colui che si distingueva per il suo valore e che voleva brillare per il suo coraggio e la sua forza. Perché l’eroe vuole essere al centro, vuole essere riconosciuto. Tu ci ricordi stasera, con la tua vita nascosta, che il santo non pensa a mettersi in mostra. La sua vita è consegnata a qualcun altro ed è per l’altro che vive e fa quello che fa. Ci ricordi che la santità non cerca l’impresa eclatante, la lode collettiva. Che i santi come te sono donne, uomini al pari degli altri, che scelgono di consegnare quotidianamente, oscuramente, la loro vita a Dio e ai fratelli". (dal discorso alla Città di Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, in occasione del Festino del 2020)

Stampa con soggetto analogo a quello della numero 10 allegata al libro di Giordano Casini, nella edizione a colori

1631, Particolare della formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, in Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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Rosalia si ritira nella grotta dell’erta (Montepellegrino) e gioisce della libera scelta dell’eremitaggio intenta nelle divine meditazioni

Rosalia avrà vissuto una vita serena, quella serenità superiore che è data dall'essere vicina al Signore, ad essere da lui illuminata, dalla sua parola, dal rapporto continuo nella preghiera, "spogliandosi di quel che offusca e divide, per fornire un volto pulito e aperto a chi aspetta da noi un segno di prossimità e di affetto" (¹) . Una serenità che libera dalle tentazioni del peccato e che rende il diavolo impotente.

(¹) dal DISCORSO PER L’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DELLE RELIGIONI E DELLE CONFESSIONI CRISTIANE NELLA FESTA DI SANTA ROSALIA del 2018 di Don Corrado Lorefice, Arcivescvo di Palermo

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(S. Rosalia) supplice offre la Corona delle lodi della Gran Madre di Dio
e raccomanda ai posteri il solenne rito di questa preghiera

Rosalia invita a pregare per Maria perché tantissimo a Lei deve l'umanità, con il suo "si" ha consentito che "Il Verbo si sia incarnato, venendo ad abitare in mezzo a noi".

«Maria ha fatto sì che la Parola di Dio non restasse inefficace, ha testimoniato con il suo sì che nulla è impossibile a Dio, ha permesso al Dio eterno, trascendente, infinito, invisibile e illimitato fuori dallo spazio e dalla materia di prendere corpo e farsi carne nel grembo verginale di una donna. Di fronte a questo mistero non resta altro che prostrarsi in ginocchio e adorare qualcosa che ci sovrasta; con la consapevolezza che la Parola di Dio si manifesta anche nella realtà umana, dal momento che è accaduto che il Verbo si sia incarnato, che il figlio di Dio si sia fatto carne venendo ad abitare in mezzo a noi». «Come non riconoscere in Maria la donna che attraverso il suo sì ha permesso la nascita di una nuova generazione, quella di figli chiamati a vivere non sotto la paura ma nella libertà, quella di figli non più soggetti all'inganno del demonio bensì partecipi del progetto di Dio per l’intera umanità». (dalla omelia di Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, durante il solenne pontificale per la festività della Immacolata Concezione del 2020).

La corona che Santa Rosalia nella stampa offre a Maria è un conta preghiere che utilizzavano i monaci, a partire dal IX secolo nei monasteri di Irlanda, per la recita dei 150 salmi di Davide. Il Cascini, nella didascalia che accompagna la stampa da testimonianza di come già al tempo di Rosalia la corona di preghiera biblica si vada trasformando in preghiera mariana fino a raggiungere nei secoli successivi la modalità del Santo Rosario. Del Conta preghiere Rosalia non si è staccata nemmeno in punto di morte, infatti è stato ritrovato nelle sue mani quando sono state rinvenute le sue ossa con accanto una croce. Oggi, in occasione del 397° Festino, per iniziativa di Mons. Filippo Sarullo, parroco della cattedrale, le due reliquie custodite in due teche diverse sono state inserite in un unico reliquiario.

Approfondimento

1631, Formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, in Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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(S. Rosalia) è incoronata per mano dello Sposo Celeste tenuto in braccio dalla Madre

Dalla tavola della Chiesa di S. Agata in Bivona

In tutte le stampe che illustrano l'opera del Cascini in cui Rosalia è con Gesù Bambino questo è tenuto in braccio dalla Madre. La presenza di Maria nella vita di Rosalia non è una costruzione arbitraria del Cascini, perché grande era la devozione dei Normanni alla Madre del Signore, che sentivano al loro fianco, a sostegno nelle battaglie tanto da attribuirle il merito delle loro vittorie con apparizioni ed interventi miracolosi come a Scicli, Canicattì, Palermo e Messina. Le Cattedrali di Monreale e Palermo, dedicate tutte e due alla Madonna, sono state costruite da Guglielmo il Buono e dal Cardina Gualtiero Offamilio su richiesta di Maria apparsa loro in sogno ed indicando loro il posto dove avrebbero trovato l'oro per potere finanziare i lavori. Molte altre chiese sono state dedicate dai Normanni a Maria. La normanna Rosalia è molto legata a Maria quale madre e mediatrice di salvezza.

L'immagine della stampa è stata ripresa da molti artisti qui ricordiamo il Van Dick che Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, cita nel suo discorso alla città, in occasione del festino del 2020 quando tratteggia il legame tra Rosalia e la Madre di Dio:  "E lascia, cara Rosalia, che noi ti contempliamo nel meraviglioso dipinto del tuo ammiratore, il grande pittore Antoon Van Dick. Nel suo quadro egli ha intuito e ci ha donato l’immagine del tuo amore per la Madonna del Rosario. Maria, colei che di tutti è Madre, in particolare di chi soffre, colei che, come Madre, ci raduna nell’umana fraternità, Colei che – insieme a Giuseppe – ci ricorda che il compito dei compiti, che tutti ci unisce, è custodire la vita, custodire ogni vita, in particolare la vita nascosta… Come la tua, cara Rosalia, nascosta nella terra e nascosta nei nostri cuori, nascosta in Cristo e Patrona di Palermo".

Approfondimenti:

1629, Incoronazione di S. Rosalia di Antonie Van Dyck - Vienna, Kunsthistorisches Museum

1631, Particolare della formella nell'urna a reliquiario in cui sono custodite, in Cattedrale di Palermo, le reliquie di S. Rosalia

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Allietata dal suono degli angeli (S. Rosalia) riceve corone d’oro e di rose intrecciate alla presenza dei principi della S. Chiesa Ss. Pietro e Paolo.

Da una tavola di Tommaso De Viglia (1494) nella Chiesa di S. Rosalia di Bivona

Questa immagine si differenzia dalla precedente per la presenza dei Ss. Pietro e Paolo. Ci è resa plasticamente l'importanza della vita di Rosalia nella storia della Chiesa e di conseguenza del Cammino di Salvezza.

"Con Rosalia rafforziamoci nell’uomo interiore attingendo il latte spirituale al seno generoso della Madre Chiesa
per essere pronti a dare testimonianza con coraggio ed audacia della speranza che è in noi " (cfr 1Pt 3,15).

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Santa Rosalia, disponendosi alla maniera di una dormiente, sola nella grotta del Monte Pellegrino, molto nota agli angeli e inaccessibile agli uomini, molto placidamente spira.

L'immagine ci consegna di Rosalia una morte serena, in solitudine, avvenuta molto probabilmente il 4 settembre del 1170, con il conforto della preghiera dopo una vita vissuta dalla parte della sobrietà.

"E tu, Rosalia, sei uscita dalla ricca casa di tuo padre e per tutta la tua breve vita hai sempre voluto abitare in una grotta. Con naturalezza, con dolcezza, ti sei messa dalla  parte della sobrietà, della vita semplice, che ha bisogno di poco, che gode di ogni istante e di ogni giorno. Se guardiamo alla sua origine, infatti, essere sobri (sophron) vuol dire essere ‘sani di mente’. Possiamo pensare, carissima Rosalia, che tanti, ai tuoi tempi, abbiano pensato che tu fossi una pazza a lasciare le comodità del palazzo per vivere in quella grotta. Ma non capivano che i pazzi erano loro, e tu avevi scelto la via di una vita bella e umana. Ed è come se tu stasera dicessi anche a noi che siamo stati dei folli, fino ad oggi, ad ubriacarci di cose, a correre come i matti, ad accumulare appuntamenti, come se la vita dipendesse dai beni, come se la felicità dipendesse dalla quantità e non dalla qualità. Rosalia, tu ci inviti a riscoprire la lentezza, le piccole cose, la gioia di gesti e di atti di cui non ci rendevamo più conto, che non apprezzavamo più. Dire una parola buona, guardare negli occhi chi ci ama, aspettare che venga su il caffè e berlo accanto alle persone con cui condividiamo la vita, innaffiare una pianta o scambiare quattro chiacchiere per il puro piacere della compagnia, dare una mano al vicino, alla vicina di casa di cui non ci siamo mai accorti".  (Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, dal discorso alla città per il festino del 2020)

XVII sec. fine, di anonimo, Paliotto raffigurante il trapasso di S. Rosalia - Palermo, Chiesa Cattedrale

1883- Morte di Rosalia sul Monte Pellegrino di T. De Vito - Raccolta di tavole riguardanti personaggi del Regno delle Due Sicilie - Palermo, Biblioteca Comunale

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Condotta dall’Angelo anch’egli coronato di rose, Rosalia sposa si avvia alle nozze celesti

Da un’antichissima e bella tavola del Conte di Raccuglia, Principe di Leonforte, devotissimo di S. Rosalia

Rosalia in silenzio è vissuta ed in silenzio se ne andata, accompagnata dagli angeli a ricongiungersi con il Signore. Il silenzio sul suo corpo mortale che è durato per secoli fino al maggio del 1624, quando Rosalia, già dichiarata Santa subito dopo la sua morte, chiede alla popolana Girolama La Gattuta che esso sia riesumato e portato in processione per le vie della Città per salvarla dalla peste che annientava molte vite, richiesta che ribadisce il 4 febbraio del 1625 saponaro Vincenzo Bonello della contrada palermitana della panneria tristemente addolorato per la morte della moglie.

"Mi colpisce che tu abbia scelto di tornare a Palermo con questo messaggio. Lo ascolto stasera e vi ritrovo anzitutto un appello a rendermi conto, a renderci conto di quanto sia importante il corpo nella nostra esistenza" (¹). "Il corpo vivente, dal quale spesso siamo staccati, distanti. Abbiamo un corpo ma non sappiamo ascoltarlo, non sappiamo abitarlo. Eppure, nel corpo c’è una sapienza antica che la nostra fretta ha disperso e che la pandemia ci ha rimesso davanti. Crediamo nei corpi. Crediamo nel corpo che è principio di tutto, il corpo creato dal Dio della Genesi a sua immagine, a sua somiglianza (come a dire che nel corpo abita il seme indistruttibile della dignità e della bellezza del vivente). Crediamo nel corpo del «più bello tra i figli dell’uomo» (Sal 44, 3) che ci dà la salvezza, il corpo incarnato di Gesù che si approssima totalmente alla nostra fragilità e alla nostra morte e solo così ci solleva verso il Padre; senza il corpo di carne, infatti, non c’è salute: «Caro cardo salutis» (Tertulliano). Crediamo nel corpo glorioso del Risorto, icona certa del nostro futuro, corpo trasfigurato in quanto corpo amante e crocifisso, che ci ricorda l’energia vitale dimorante nella nostra carne" (²).

(¹) Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, dal discorso alla città per il festino del 2020
(²) Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, dal discorso alla città per il festino del 2019

Approfondimento:

La peste a Palermo e l'intervento miracoloso di Santa Rosalia >>

 

1750 - Gli Angeli conducono S Rosalia al cospetto della SS. Trinità che si appresta ad incoronarla con una corona di rose, di Vito D'Anna - Palermo, Museo Diocesano

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S. Rosalia tra le quattro più antiche Vergini Palermitane presidio e gloria della Città di Palermo

L’amore per Dio  e per gli altri,  – nella sua misura massima apparsa  nel crocifisso del Golgota che spinge il dono di sé fino alla consegna del suo corpo sulla croce  – l’amore che irrompe in quanti accolgono il l Regno di Dio (cfr Mt 25, 1-13), è l’olio necessario per alimentare il senso più vero della vita, del nostro essere su questa casa comune che è la terra, dentro questa nostra città così bisognosa di essere trasfigurata nelle sue vie, nei suoi quartieri, nelle sue case, nelle sue montagne e nelle sue spiagge, nei volti di quanti la abitano, nelle relazioni, nelle famiglie, nelle scelte politiche e amministrative, nelle chiese, nelle appartenenze religiose, nelle sedi della burocrazia e nelle strutture sanitarie, nei luoghi dello sport e del tempo libero. (Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo)

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S. Ninfa Vergine e Martire, S. Agata Vergine e Martire, S. Oliva Vergine e Martire e Rosalia Vergine Patrone della Città di Palermo

Santa Rosalia, insieme con Sante e Santi Patroni di Palermo

"custodisci in noi l’amore, inonda di amore la nostra città perché rifulga di bellezza per quanti la abitano, per quanti la scelgono, per quanti la visitano!"

(Don Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo)

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