Le processioni prima del 9 giugno 1625
Prima dell’ufficiale riconoscimento delle reliquie di S. Rosalia si celebrarono tre processioni straordinarie per chiedere la liberazione dalla peste: il 4 settembre del 1624 portando in processione una immagine di S. Rosalia per vie illuminate in onore di S. Rosalia per ordine del Senato Palermitano (ASCP, Bandi, vol. 462/40, c. 40 r. e v.), quindi l’8 dicembre, secondo il calendario liturgico, con la Immacolata Concezione dalla Basilica di San Francesco in Cattedrale e l’ultima portando in processione per tutta la via Toledo, odierna Via Vittorio Emanuele, il Crocifisso, detto del Chiaramonte, custodito in Cattedrale.
I preparativi in Cattedrale
La Cattedrale fu ornata in tutte le sue parti: la tribuna del Gagini, le cappelle del Sacramento, della tomba dei re, della Madonna Libera Inferni, la navata centrale con parature che scendevano dal tetto, lampade d’argento che scendevano dal centro degli archi ad illuminare dipinti di Santi Palermitani.
Particolarmente ornata la Cappella di S. Cristina dove era stata posta l’urna a reliquiario di S, Rosalia, ricoperta di “inborcato e recamo d’oro e domasco”, urna che per l’occasione era stata sistemata al centro del coro su un trono ricoperto da tela d’argento ricamata con rose ed illuminata da moltissimi ceri.
L’ingresso principale della Cattedrale da cui ebbe inizio la processione era riccamente incorniciato da drappi gialli e cremisi.
I preparativi lungo il percorso
Secondo le disposizioni del Senato Ordini Religiosi, chierici, nobili e comuni cittadini si impegnarono ad adornare facciate di chiese, conventi, monasteri, palazzi e case lungo il percorso della processione, senza soluzione di continuità.
Furono realizzati archi trionfali, altari votivi ed apparati. Alcuni di questi, come gli archi trionfali del Senato e quelli delle Nazioni estere, erano delle vere e proprie costruzioni architettoniche riccamente decorate con motivi floreali, statue ed affreschi tesi a illustrare e celebrare, come esempio da seguire, le virtù di Santa Rosalia.
Per gli apparati decorativi, opera di artisti artigiani di grande valore e professionalità, si fece largo uso di tessuti pregiatissimi, ricami finissimi, decorazioni e suppellettili sacri in argento ed oro.
Tutto ciò certamente per il desiderio di ringraziare e celebrare S. Rosalia per il miracolo di aver liberato Palermo della peste ma anche per affermare il proprio rango.
Arco trionfale del Senato disegnato da Gerardo Astorino su ideazione di Vincenzo Sitajolo
inchiostro su carta - da "S. Rosaliae patriae servatrici"
Arco trionfale del Senato disegnato da Gerardo Astorino su ideazione di Vincenzo Sitajolo
Incisione di O. Paruta - da "S. Rosaliae patriae servatrici"
Gli apparati decorativi lungo il percorso
Il primo altare era davanti al Palazzo Arcivescovile, quindi all’inizio del Cassaro per iniziativa dei Canonici della Cappella Palatina, in Via Toledo, dopo il piano della Cattedrale, un grandioso arco trionfale ad opera della Nazione Genovese su progetto di Vincenzo La Barbera, seguivano quelli davanti il Collegio dei Gesuiti, uno per ogni loro casa. Poco più avanti, sempre per opera dei gesuiti, si incontrava l’altare davanti la chiesa del SS. Salvatore, seguivano quello dei Servi di Dio (Fatebenefratelli), quello del Monastero delle Vergini. A piazza Bologni i carmelitani realizzarono il proprio altare. Ai Quattro Canti il grandioso arco del Senato disegnato da Gerardo Astorino su idea di Vincenzo Sitajolo. Dopo i Quattro Canti seguivano gli altari del Monastero di S. Caterina, quello della chiesa di San Matteo, quello commissionato dalla Chiesa di S. Antonino Abate, quello realizzato dai Padri della Congregazione di S. Ignazio all’Olivella. Andando più avanti, all’incrocio con la strada che porta alla Basilica di S. Francesco la Nazione Catalana aveva posto il suo arco trionfale disegnato da Pietro Albina figlio di Giuseppe Sozzo. In Via Bottai i Domenicani di S. Zita realizzarono il proprio arco. Imponente e molto scenografica l’addobbo davanti la chiesa di Santa Maria da Porto Salvo con delle fontane da cui sgorgavano acqua, vino, latte ed olio. Davanti la Chiesa di San Giovanni la Nazione Napoletana eresse il suo arco. Davanti la chiesa della Catena era posto l’altare dei Padri Teatini. Anche la chiesa di S. Nicolò alla Kalsa era riccamente addobbata. L’arco della Nazione Fiorentina si ergeva davanti Porta Felice. Alla Marina la processione accolta da numerose barche decorate con ricchi drappi. Sotto le mura della città due altari realizzati dai Padri del Convento di Santa Maria di Gesù, l’uno, e dei Padri Olivetani del Convento di Santo Spirito rendevano omaggio alla Santa. Addobbate anche la Porta dei Greci, il Monastero della Pietà e la chiesa della Gancia impreziosita da un altare. Seguiva l’altare davanti la chiesa della Madonna dell’Itria della Confraternita dei Cocchieri. Anche i Padri Scalzi di San Francesco, sebbene “barreggiati” a causa della peste addobbarono la loro chiesa della Misericordia. A Lattarini la processione superato l’arco allestito dagli Ufficiali dei Giudici Pretoriani, incontrava l’altare davanti la Chiesa di S. Caterina e l’addobbo della Chiesa della Martorana e quello dei Padri Agostiniani della Chiesa di S. Nicolò da Tolentino.
Arco della Nazione Genovese progettato da V. La Barbera
incisione di O. Paruta - da "S. Rosaliae patriae servatrici"
Arco della Nazione Catalana progettato da P. Albina
incisione di O. Paruta - da "S. Rosaliae patriae servatrici"
Arco della Nazione Fiorentina progettato da F. Nigro
incisione di O. Paruta - da "S. Rosaliae patriae servatrici"
La Processione
La processione si svolse il 9 giugno del 1625.
Valerio Villareale, la processione miracolosa con le reliquie di S. Rosalia
bassorilievo in marmo del XIX sec. che decora la parete sinistra della Cappella di S. Rosalia nella Cattedrale di Palermo
Ad aprire la processione sei uomini a cavallo seguiti da suonatori di tamburo, mazzieri ed araldi del Senato con divise con i colori cittadini: giallo e rosso.
Assecondando l’intendimento didascalico del Concilio di Trento che tutto fosse finalizzato all’ammaestramento della fede, il corteo proseguiva con figure ed apparati ispirati alle Virtù che bisognava praticate per essere dei buoni cristiani: “clemenza”, “speranza”, “costrizione”, “ verecundia”, “confessione”, “detestazione” e “grazia”.
Seguivano le personificazioni delle virtù il Mazziere, gli Ufficiali della Tavola del Senato, i Governatori e Ministri, quindi i rappresentanti dei quartieri della Loggia, il Capo, la Kalsa e l’Albergheria, ciascuno con il proprio confalone in cui erano raffigurate le loro sante Patrone, rispettivamente S. Oliva, S. Ninfa, S. Agata e S. Cristina, tutte accompagnate con S. Rosalia. Per ogni quartiere una bara con la riproduzione plastica di un episodio riferito a S. Rosalia.
Veniva dopo la lunga teoria delle Confraternite, secondo un ordine prestabilito, con stendardo e bara del loro Santo protettore.
Preceduta da una delegazione degli abitanti di Ficarazzi, seguiva il corteo delle Compagnie Laicali, ognuna con la personificazione della virtù secondo il loro carisma. Seguivano le zitelle con in testa una corona di rose, quindi le sperse e gli spersi, ed orfani, ogni gruppo con una propria bara votiva.
Seguivano gli Ordine religiosi con i loro fercoli devozionali. Quindi il Clero: seminaristi, chierici, preti semplici, dottori togati, beneficiali delle parrocchie, il chiericato della Cattedrale, il Capitolo.
L'urna a reliquiario utilizzata per portare per le vie della Città le reliquie di S. Rosalia nella prima processione
la foto ritrae l'urna durante la processione del 10 giugno del 2024 rievocativa di quella miracolosa del 9 giugno del 1625
L’urna “la Gloriosa Cascia della Gloriosa et in mortali S. Rosalia” era preceduta da “26 cavalieri vestiti tutti con la maggior pompa che si habia mai visto …, innante degli quali andavano le trombe della città … e la musica … e sequivano appresso 30 torcioni in asta portati da 30 preti …”, circondata da 40 torcioni tenuti da chierici.
L’urna era porta a spalla da nobili di alto rango sotto un baldacchino di tela d’argento ricamato con rose e gli acronomi S.P.Q.P. (Senato e Popolo Palermitano) e T.F.V.P. (“Tabula felicis Urbis Panhormis”)
Seguivano l’urna, salutata all’uscita dallo sparo di mortaretti, 24 cavalieri con torce accese, il Cardinale Doria, il Principe di Trabia, il Principe di Leonforte e il Conte di Raccuia, Pretore della città.
Fonti ed approfondimenti suggeriti
Le notizie sulla prima processione con le reliquie di S. Rosalia sono state assunte da:
- "Il Primo Festino", studio di Maurizio Vitella, contributo al libro "S. Rosaliae Patriae Servatrici" di Maria Concetta Di Natale edito dalla Cattedrale di Palermo, 1994
- "Il seicento ed il primo Festino di Santa Rosalia" catalogo della mostra, organizzazione Comune di Palermo e dell'Archivio Storico Comunale, curato da Eliana Calandra, 1996
LINK al testo, in formato PDF, di Mons. Luigi Baglino con la descrizione puntuale della processione
La rievocazione
Il 10 giugno del 2024, non il 9 per la concomitanza delle elezioni per il Parlamento europeo, in occasione dell'Anno Giubilare Rosaliano, per volere dell' Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, si è celebrata una rievocazione della processione miracolosa del 9 giugno del 1625. Ne affidiamo il racconto alla registrazione video su you tube ed alla galleria fotografica
I festini del 1686 e 1693, i carri trionfali
Rodo Santoro colloca la probabile data della costruzione del primo carro trionfale, con cui celebrare in modo regale Santa Rosalia nel 1686, ad emulazione, secondo il già citato R. Santoro, delle macchine celebri in tutto il mondo con cui i messinesi celebravano la Madonna Odighitria di Costantinopoli, loro patrona.
Le cronache e soprattutto lo studio degli atti notarili ci racconta che già negli anni precedenti Ordini religiosi, Confraternite, Maestranze e Nobili per il Festino commissionavano a valenti artisti l'allestimento di carri, dette vare, allo scopo di meravigliare e persuadere il pubblico attraverso l'originalità dell'invenzione e la bellezza e la ricchezza delle immagini che in esse erano rappresentate. ... queste vare erano a sviluppo verticale, a piramide, strutturate architettonicamente in tre ordini ornate di pitture, statue e fogliami, argentature, dorature, ghirigori, con in genere tutt' attorno scene della vita della Santa e raffigurazioni di Angeli e serafini, dove in cima si stagliava la figura di Rosalia dal capo coronato di rose. Presentavano anche scene relative ai fatti più drammatici della città di Palermo e del Regno. (Daniela Ruffino). Le Vare precedevano, il giorno della processione, l'urna con le reliquie di S. Rosalia.
Il carro del 1686 è stato progettato dall'architetto del Senato Paolo Amato, che gli conferisce l'aspetto del vascello a cui si uniformarono i progettisti per tutto il XVIII secolo. Progettato per poter scendere lungo la via Toledo, odierna Via Vittorio Emanuele, era imponente ed ospitava i musici e nelle realizzazioni degli anni successivi anche un coro per cantare inni a S. Rosalia. Era trainato da 12 paia di cavalli.
Notizie assunte da "La rosa dell'ercta 1196 1991" edizioni Dorica).
Carro trionfale del 1686 - Progetto di Paolo Amato
disegno Andrea Palma, incisione Francesco Cichè.
In: Michele del Giudice, Palermo Magnifico nel trionfo dell'anno 1686 …..; Palermo 1686, pp. 32-33
da: http://www.bibliotecacentraleregionesiciliana.it/
Festino del 1686 - Macchina dei fuochi artificiali in forma della Città di Troia trofeo dei trionfi di S. Rosalia
inv. Giacomo Amato - acquaforte
figura tratta da "La Sicilia e i fuochi di gioja" Edizioni Comune di Palermo
Festino del 1688 - Macchina dei fuochi artificiali
acquaforte
figura tratta da "La Sicilia e i fuochi di gioja" Edizioni Comune di Palermo
Festino del 1689 - Macchina dei fuochi artificiali "Victrix Rosalia:triunphat"
inv. Paolo Amato - acquaforte di Vincenzo Bongiovanni
figura tratta da "La Sicilia e i fuochi di gioja" Edizioni Comune di Palermo
Festino del 1690 - Macchina dei fuochi artificiali
acquaforte
figura tratta da "La Sicilia e i fuochi di gioja" Edizioni Comune di Palermo
Carro trionfale del 1693 - Progetto di Paolo Amato
Incisione, disegno Paolo Amato
In: De Vio I., Li giorni d’oro di Palermo nella trionfale solennità di S. Rosalia vergine palermitana celebrata l’anno 1693:
rinnovandosi l’annuale memoria della sua invenzione, Palermo 1693, p. 35
da: https://brbl-dl.library.yale.edu/
Festino del 1693 - Macchina dei fuochi artificiali
acquaforte
figura tratta da "La Sicilia e i fuochi di gioja" Edizioni Comune di Palermo